lunedì 6 giugno 2016

M E T A M O R F O S I  
Contrappunti e Trasformazioni incantatorie


KAFKA - LA METAMORFOSI



DRESDA bombardata - Febbraio 1945

Parlare di 'contrappunto' significa innanzi tutto riferirsi alla polifonia musicale (punctus contra punctum = nota contro nota), ma quando ci si rapporta al sinonimo 'comparazione', il significato può essere esteso alle argomentazioni mitologiche, ai motivi stilistici - armoniosamente compositi - di un'opera letteraria, teatrale e cinematografica.
Le due immagini che aprono questo testo, si riferiscono a due trasformazioni ben diversificate: la prima rinvia all'inventiva di Franz Kafka che, nel racconto 'La metamorfosi', descrive la mutazione del protagonista Gregor Samsa in uno scarafaggio e il suo adattamento alle consuetudini dell'insetto. La seconda rappresenta una cruda realtà: la distruzione della città di Dresda - avvenuta con il bombardamento aereo del 2 febbraio 1945 -, dove stava la 'Semperoper', il teatro d'opera luogo di rappresentazione di tanti melodrammi di Richard Strauss. Motivo dello sconvolgimento emotivo del compositore che, sommato all'abbattimento della Bayerische Staatsoper il 3 ottobre 1943, lo indusse a scrivere 'Metamorphosen', il brano che concluderà - in modo persistentemente incantatorio - i nostri ascolti.
Di metamorfosi abbiamo già parlato nel proporre il 'Sogno di una notte di mezza estate' di Mendelssohn, 'musiche di scena' per l'omonima commedia di William Shakespeare; qui si recita la vicenda di 'Piramo e Tisbe' - tratta dal poema 'Le metamorfosi' di Ovidio - e  della magica mutazione della testa di un uomo in quella di asino.
Sovviene ora un altro celebre autore della letteratura latina: Lucio Apuleio (125 d.C. - 170 d.C.)  e il suo romanzo dal doppio titolo: 'L'asino d'oro', oppure 'Le metamorfosi'. Il protagonista Lucio, si reca in Tessaglia ospite del ricco Milone la cui moglie è una maga. La vede trasformarsi in uccello e le chiede di trasformare anche lui; ma la maga sbaglia pomata e Lucio diventa asinopur conservando anima e mente umane. Potrà riacquistare le proprietà dell'uomo soltanto mangiando un cespo di rose. Rapito da alcuni briganti viene portato nella loro grotta dove una vecchia racconta la favola di 'Amore e Psiche' della quale Cupìdo (Amore) si innamora e la fa condurre nel suo palazzo. Ogni notte - al buio per non essere visto - la possiede raccomandandole di non far nulla per conoscerlo. Ma Psiche non resiste alla curiosità e con una lanterna illumina il volto del dio che immediatamente fugge. Psiche fa di tutto per riaverlo, affronta e supera molte prove volute da Venere, finché Amore le viene in aiuto e ricorrendo a Giove, ottiene per lei l'immortalità. Così Apuleio conclude la favola: 'Psiche divenne sposa di Amore secondo le prescrizioni del rito e, quando il tempo per il parto fu terminato, nacque loro una figlia che noi chiamiamo Voluttà' (... et nascitur illis matro partu filia quam Voluptatem nominamus').
Lucio cambia molti padroni ed è testimone delle nefandezze umane; alla fine si addormenta in una spiaggia e - avvertito dalla dea Iside - interviene alla processione fatta in onore della dea e mangia le rose che un sacerdote porta in mano. Riacquista così la forma umana e, consapevole di aver peccato di curiosità come Psiche, diviene sacerdote di Iside e Osiride. La metamorfosi si è nuovamente verificata.
La scrittrice inglese Mary Schelley (1797-1851) scrive il romanzo 'Frankenstein' che porta il sottotilo 'il moderno Prometeo' rifacendosi al mito greco del titano che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, e rapportandosi anche al poema 'Le metamorfosi' di Ovidio in cui Prometeo modella l'essere umano con l'argilla. 
Sanctius his animal mentisque altae = Ma un animale più nobile, di più elevato intelletto, / degno di primeggiare su tutti gli altri mancava. / Ed è nato l'uomo: sia che a modellarlo da seme divino / fosse il Fabbro di tutte le cose per promuovere il mondo, / sia che la giovane terra distinta appena dall'etere / preservasse l'impronta dello stampo celeste, / e il figlio di Giàpeto [Promèteo]  ,lui, l'avesse impastata con acqua piovana / per improntarla ad immagine degli dei padroni di tutto //. 
                                                                         [Ovidio 'Le metamorfosi', Libro Primo: 76/83]

Il nostro percorso deve condurci alle 'Metamorfosi' (Metamorphosen) di Richard Strauss, e per prepararci in modo appropriato, dobbiamo procedere attraverso forme e generi che possano introdurci consapevolmente nelle continue trasformazioni (metamorfosi) presenti nel brano. La tecnica oppure il genere musicale, più consono ad addestrarci è il perpetuum mobile  (o moto perpetuo),  composizione dal carattere virtuosistico e veloce, che viene ripetuta ostinatamente senza pause.
Come tecnica serve a sottolineare una particolare evoluzione della melodia di un brano: al pianoforte può farlo la mano sinistra, o la destra, con una sequenza di note di breve durata (crome o semicrome). Come genere, è l'intera composizione a portarne il titolo e a svilupparne la forma. 
Ma la nascita del 'perpetuum mobile'  ha riguardato, in primo luogo, la fisica: utopistico tentativo di mantenere indefinitamente in movimento una macchina senza apporto di energia: teoria negata già da Leonardo in seguito alle sue puntigliose sperimentazioni.
Ma, abbiamo già detto, essere anche una tecnica musicale basata sulla ripetizione di una figura ritmica, un ritorno dell'uguale nell'andamento di una composizione. Considerando la marea di note che  lo caratterizzano, può apparire un genere essenzialmente virtuosistico, ma quando la vigoria ritmica è accompagnata da un notevole grado contenutistico, l'effetto finale sarà determinante per creare un effetto incantatorio e, spesso, anche liberatorio.

Passiamo agli ascolti: Johann Bessler (1680-1745), inventore tedesco, e il suo tic-tac di 'Ewige Rad'. Bela Bartok (1881-1945) 'Perpetuum mobile' - Viràg Harzai al pianoforte. Benjamin Britten (1913-1976) 'Moto perpetuo' - Orchestre Nouvelle Europe dir. Nicolas Krauze. Max Reger (1873-1916) 'Perpetuum mobile' - Roberto Marini organo.
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Gyorgy Kurtàg (1926-) -'Jàtékok' (Giochi) - Zoltan Kocsis pianoforte. Fatto esclusivamente di 'glissando' dal forte impatto emotivo. 
Johann Strauss jr. (1825-1899) -  'Perpetuum mobile' -  Vienna Philharmonic  dir.  Herbert  von Karajan. Niccolò Paganini (1782-1840) - 'Moto perpetuo' - Salvatore Accardo violino, London Philharmonic dir. Charles Dutoit.
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Eliot Carter (1908-2012) - 'Otto pezzi per timpani - moto perpetuo' , Michael Venti ai timpani.
Arvo Pärt (1935-) -'Mouvement Perpetuell op.10 per orchestra' - Estonian National Orchestra, Paavo Järvi direttore.
Ferruccio Busoni (1866-1924) -'Perpetuum mobile' - Egon Petri pianoforte.
Johann Sebastian Bach (1685-1750) - 'Preludio e Fuga in Lamin BWV543'- Andrea Marcon organo.
Il moto perpetuo (N.B.: la definizione non appartiene a Bach) riguarda soltanto il Preludio (la Fuga è troppo codificata per concederlo) e passa dalla mano Dx alla Sx, ad ambedue contemporaneamente e - a volte - anche alla pedaliera. 
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Felix Mendelssohn Bartholdi (1809-1847) - 'Perpetuum mobile op.119', arrangiamento per Trio con pianoforte - Trio Streeton.
Alfredo Casella (1883-1947) - da 'Sei Studi op.70, Perpetuum mobile' - Andrea Barbace pianoforte
Paolo Fresu (1961-) - 'Moto perpetuo' - Paolo Fresu, Devil Quartet (tromba, chitarra, contrabbasso e batteria).
Franz Schubert (1797-1828) - 'Gretchen am Spinnrade, Lied op.2 D118 - Kiri Te Kanawa soprano, Richard Amner pianoforte.
'Gretchen am Spinnrade' (Margherita all'arcolaio), Lied (canzone) di Schubert, va presentato più diffusamente perché il testo è tratto dal 'Faust' di Goethe e per la particolarità di contenere un non dichiarato, ma esplicito 'moto perpetuo'. Il pianoforte è il protagonista di questo Lied: la mano destra, con le sestine (sei note legate strettamente l'una all'altra) ripetute, evoca il movimento dell'arcolaio, mentre l'andamento sincopato della mano sinistra, unita alla concitazione del canto, suggerisce tutto il turbamento di chi è innamorato. Nel momento in cui Margherita ricorda il bacio di Faust  (und ach!, sein Kuss! = e ah! il suo bacio!) una dissonanza interrompe bruscamente il brano con una pausa di grande effetto drammatico. 
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Fryderyk Chopin (1810-1849) - 'Sonata per pf N.2 in Si bemolle minore op.35 - Finale, presto'.
E' il brano più sconvolgente scritto da Chopin e, forse, non solo da lui. E' un 'presto' velocissimo da suonare 'sottovoce e legato' (nello spartito). Se la morte è implicita nel terzo movimento - marcia funebre -, nel finale è esplicitata in maniera tutta particolare: le note sono terrificanti nella loro uniformità, nel loro timbro freddo, nella spettrale sonorità. Non c'è melodia né armonia e il ritmo è sempre uniforme; paradossalmente tutto è statico in un incessante srotolamento di note (ecco il richiamo al 'perpetuum mobile'): è la staticità della morte suggerita da un freddo, gelido alitare di note. 
Ascoltiamolo nella esecuzione di Vladimir Ashkenazy.

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Questo percorso fatto di perpetuazioni motiviche e ritmiche del suono, ci fa approdare al momento musicale conclusivo espresso sin dall'inizio del nostro argomentare:
'Metamorphosen, studio per 23 archi solisti'  (1946)
(per 10 violini, 5 viole, 5 violoncelli e 3 contrabbassi) di Richard Strauss (1864-1949).  Sono elaborazioni musicali sfumate e gradualmente progredienti, suggerite anche dalle mutazioni del paesaggio dovute alle distruzioni belliche. La scelta dei ventitré strumenti ad arco, conferisce al brano l'omogeneità timbrica appropriata alla condizione luttuosa, evitando qualsiasi traccia descrittiva. L'ininterrotta elaborazione tematica suggerita dal titolo non va intesa come 'variazione su un tema', ma come una trasformazione continua di temi e motivi sorgenti l'uno dall'altro, in forma contrappuntistica, sino a sfociare nella rielaborazione della marcia funebre di Beethoven (secondo movimento della Sinfonia N.3 in Mi bemolle maggiore - 'Eroica'), per assumere il significato di un epitaffio. 
Il primo movimento è un 'adagio ma non troppo' al quale segue un 'agitato' che, dopo una drammatica, inattesa pausa dell'intera orchestra, sfocia nuovamente nel 'tempo primo'. Chiude la Coda con un 'molto lento'.
E' un lungo compianto, meditativo e tragico, di severo contrappuntismo e di conturbante, mestizia musicale. Non è la Sehnsucht di stampo romantico che rode l'animo, ma una trepidazione che sta nell'iperuranio, nel mondo delle idee: non idee mimetiche, ma trasfiguranti la realtà. Strauss, e noi con lui, voliamo alti e scorgiamo ciò che la sua musica evoca: i conflitti esistenziali e la capacità di trascenderli con una lieve ma persistente commozione. Quella voluta dalla pausa e dal molto lento che rimembrano, oltre alle distruzioni belliche ispiratrici dell'opera, il lento avanzare dell'età nell'uomo (Strauss era ottantaduenne alla scrittura del brano) e le trasformazioni/metamorfosi che conducono alle regressioni ineludibili della vecchiaia e al fatidico epilogo. 

Ascoltiamo "Metamorphosen, studio per 23 archi" di Richard Strauss, nella esecuzione della Staatskapelle di Dresda diretta da Rudolph Kempe.

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