giovedì 13 ottobre 2016



SCHUMANN dissimulate allucinazioni
Dedicato alla sua suprema opera cameristica (Lied, pianoforte solo o con archi) connessa alla graduale schizofrenia.

Immagine tratta dalla copertina del libro "Memoriali sul caso Schumann" di Filippo Tuena - Il Saggiatore -

Nel mese di maggio del 1896 Rosalie Leser, intima amica della famiglia Schumann, scrive a Johannes Brahms una lettera nella quale - tra tante notizie - gli comunica come è avvenuto il tentato suicidio di Robert, avvenuto il 27 febbraio 1854, ultimo giorno di carnevale.
" ... Ci fanno accomodare nel salone, mentre tutt'intorno c'è una confusione indescrivibile e diverse voci che s'intersecano. Riesco a distinguerne una, piuttosto volgare, che sembra quella di un testimone diretto del dramma di poco prima. Dice così: «L'uomo passeggiava lungo le sponde del fiume. Poi si è fermato davanti alla garitta e ha confabulato con il gabelliere del ponte. Teneva un fazzoletto in mano e lo agitava come per scacciare moscerini. Gesti strani, come quelli che fanno le persone turbate dai loro pensieri. Ma noi sappiamo che a febbraio non ci sono moscerini sul Reno, per questo l'abbiamo osservato con maggior attenzione. Abbiamo una certa esperienza di tipi strambi che osservano la corrente e si lasciano andare a fantasticherie d'ogni genere. I più sono amanti delusi, oppure uomini falliti, travolti dai debiti e dalle angosce. Ma ognuno ha il suo modo e si lancia nell'acqua con una particolare grazia. Costui è caduto di sasso, dopo aver smesso di gesticolare, dritto e rapido come fosse un palo che precipitasse ... Dunque, subito ha cominciato ad annaspare e un paio di giovani pescatori, da me richiamati, si sono risolti a correre in suo aiuto. Appariva evidente che combatteva per sopravvivere. Quando l'hanno tirato sulla barca si agitava, come se credesse d'essere ancora nell'acqua. Sembrava preda di un'ossessione. L'hanno riportato alla vita e depositato sulla sponda. Qui ho potuto osservarlo da vicino ... Riconosciutolo per il maestro Schumann, l'abbiamo ricondotto qui».
                                               (Filippo Tuena - Memoriali sul caso Schumann - Il Saggiatore 2016, pag. 23/24)



Robert Schumann (1810 - 1856) nasce a Zwickau, città della Sassonia tra Dresda e Lipsia, da una famiglia borghese: il padre aveva una libreria e faceva l'editore. Uomo colto, fu capace di sensibilizzare il figlio alle lettere e alla musica: lo accompagnò ad ascoltare un concerto di Ignaz Moscheles. Da allora il piccolo Robert decise il suo percorso musicale iniziando lo studio del pianoforte con un modesto maestro locale. Dopo la morte del padre, fu indotto dalla madre a rinunciare alla musica ed iscriversi all'Università di Lipsia, per frequentare la facoltà di giurisprudenza.
In quel periodo apparvero velatamente i primi sintomi di fragilità psichica. Trascurò gli studi universitari per dedicarsi al pianoforte scegliendo come insegnante Friedrich Wieck, padre di Clara sua futura sposa. Trovò anche il coraggio di comunicare alla madre la sua decisione di interrompere gli studi di giurisprudenza per dedicarsi interamente alla musica.
Abitò per anni in casa del suo maestro di pianoforte Wieck e si innamorò della figlia Clara, amore ricambiato ma fortemente ostacolato dal padre di lei che vedeva in Robert un uomo incapace di mantenere decorosamente una famiglia. I due giovani dovettero ricorrere all'autorità giudiziaria per potersi sposare nel 1840 (lui trentenne, lei ventunenne). 
Robert aveva le mani piuttosto piccole, inadatte ad un concertista di pianoforte. Ricorse ad uno strano arnese per allargare l'apertura delle dita e si procurò uno stiramento del tendine che pregiudicò definitivamente la carriera del concertista, alla quale rinunciò per votarsi alla composizione.
Nel 1834 fonda e dirige la rivista 'Neue Zeitschrift für Musik' (Nuova Rivista Musicale), periodico di critica musicale d'importanza europea.




Schumann era un uomo piuttosto chiuso, ma - a volte - estroverso e vivace. Questa sua duplice natura è ben descritta da Franz Brendel, suo amico e redattore della 'Nuova rivista musicale': "Al di là della ruvidezza esteriore era pieno di bonarietà fanciullesca, nonostante la sua mente acuta e raziocinante. Conscio della forza del suo ingegno, ma al tempo stesso era molto modesto, sempre pronto a mettere al di sopra di sé gli altri ... Alle volte era duro e aspro nei suoi giudizi, anche se riguardavano le persone a lui più vicine". Amava il ballo e si definiva grande ammiratore dei volti di donne e fanciulle. Consumò per tutta la vita tabacco, caffè e alcool.

Schumann dedica il decennio 1829-39 esclusivamente alla musica pianistica. 
E il nostro percorso interesserà soltanto le sue opere in cui sia presente il pianoforte: oltre ai brani dedicati al solo strumento, i Lieder (voce e pianoforte), Quartetti, Quintetti e Concerti.
Le 'Variazioni Abegg' sono l'opera prima (op.1 - 1825 rev.1831) dedicate alla giovane e bella pianista Meta Abegg, cognome che è frutto della fantasia per giustificare la successione di note (notazione anglosassone → A-B-E-G-G = La-Sibemolle-Mi-Sol-Sol) che stanno nel tema da variare (le variazioni riguardano l'agogica [presto, adagio ecc.] la dinamica [ piano, forte, crescendo, decrescendo ecc] e qualsiasi variante voluta dall'autore). La prima delle tre variazioni è virtuosistica (animato) e contrappone l'andamento delle due mani. La seconda prevede il basso parlando (mano sinistra molto espressiva) ed ha un carattere piuttosto intimista. La terza è leggera, vivace e virtuosistica, sino a farsi cantabile a mo' di barcarola per condurre al 'Finale' fatto di velocissime semicrome.
clicca e ASCOLTA

Variazioni ABEGG op.1 (1825) - Evgeny Kissin pianoforte

Papillons op.2 (1829). Schumann diciannovenne compone questi dodici aforismi musicali, piccoli pezzi in cui la farfalla variopinta si rifà - piuttosto che al coloratissimo insetto - al simbolo dell' anima presente nella cultura dell'antica Grecia. Il rapido succedersi degli episodi sembra privare di unità formale, disunire e frammentare i brani stessi. Schumann crea, invece, un nuovo stile pianistico che - lo dice lui stesso- "tende al romantico" e si differenzia dalla musica pianistica precedente perché vi sono "più figure e caratteri parlanti". Sembra che "la farfalla voli in alto, in alto nell'aria". Ma il senso, il significato musicale non si risolve nell'imitazione dei movimenti della farfalla. Schumann intende evidenziare i moti fuggevoli e delicati dell'essere artista; perciò si riferisce al romanzo "Flegeljahre" (Anni acerbi) di Jean Paul. Scrive Robert alla dedicataria dell'opera: "Avrei molto da dire sul soggetto dei Papillons se Jean Paul non avesse spiegato queste cose meglio di me. Leggo, perciò, le ultime pagine del "Flegeljahre" ... Il filo che collega questi Papillons è difficile da comprendere se l'esecutore non sa che sono nati da questa lettura".
L'opera è composta da dodici brani ciascuno dei quali è ispirato a una parte del romanzo di Jean Paul, sebbene indirettamente. Lo stile compositivo di Schumann è già definito: slanci impetuosi attenuati da espressività tenere e interiorizzate riflessioni. Quindi stati d'animo contrapposti vengono musicalmente risolti con spontaneità melodica accompagnata da soluzioni armoniche ardite e, a volte, addirittura dissonanti.
Ascoltiamo i brani N. 8, 9 e 10 - tutti in tempo di Valzer - nella esecuzione di Murray Perahia.

clicca e ASCOLTA



Davidsbündlertänze op.6 (1837) 
Due iniziative sono connesse  ai 'movimenti giovanili' artistici e politici degli anni Trenta: il 'Davidsbund' (Lega di Davide) e la 'Neue Zeitschrift für Musik' (Nuova rivista di musica) della quale fu nominato direttore Schumann. 
Il 'Davidsbund' (Lega di David) prende forma, nella fantasia di Schumann, nel 1833. La scelta di David come patrono della Lega si riallaccia all'antica tradizione dei 'Maestri cantori di Norimberga', il cui emblema era la corona di Davide. D'altro canto David fu colui che combatté i filistei che nell'800 avevano assunto il significato di conservatori e reazionari. 
Scrive Schumann: "Per poter enunciare opinioni e concezioni artistiche diverse, non mi sembrò disdicevole inventare personaggi artistici contrastanti, di cui Florestano ed Eusebio erano i più importanti". All'umorismo di Florestano, all'energia, al gusto per tutto ciò che appare caratteristico e avanzato, al suo carattere disinvolto e brillante, Eusebio contrappone malinconia, introversione e due qualità poetiche: il sentimento (il 'sentimentale' nel senso originario non peggiorativo) e la 'pacatezza' nel senso voluto da Jean Paul. Eusebio ha la capacità "di esprimere le più sottili sfumature del sentimento, per merito delle quali la musica è stata collocata nel novero delle espressioni artistiche più eccelse".
L'opera è attribuita all'esuberante Florestano o al sognatore Eusebio. Lo stesso Schumann scrive, in calce allo spartito, l'attribuzione  del  brano ad  uno  dei  due:  con una F (Florestano) o una E (Eusebio). Il primo è un 'vivace' (Lebhaft) che  alterna  momenti  esuberanti  ad  altri riflessivi (F-E). Il secondo ('Inning' = sentito) è un valzer poco danzante, ma sognante, toccante e meditativo (E). Il terzo porta la nota espressiva 'Mit humor = con umorismo' (come vuole Jean Paul → vedi 'Humoreske') è fatto di note staccate: quelle che diverranno tipiche dell'espressività tesa e ossessiva di Schumann (F). Il quarto, 'Ungedulding' = inquieto', è brevissimo e suscita uno stato di agitazione (F).
Ascoltiamo i Davidsbündlertänze N. 1-2-3-4, eseguiti da Mitsuko Uchida.

clicca e ASCOLTA


                           
Carnaval op.9 (1834)

Schumann si riallaccia, anche qui, alla tradizione delle danze per pianoforte, ma le collega al ballo mascherato. Emergono due idee principali: il riferimento al teatro popolare italiano - la commedia dell'arte - e l'attenzione alle quattro note: la, mi bemolle, do, si, che nella scrittura anglosassone diventano A, Es, C, H e, lette di seguito, danno Aesch, nome della città natale della svizzera Ernestine von Fricken, allora fidanzata di Schumann. Le quattro note costituiscono un centro focale armonico con le corrispondenti tonalità di La, Mi bemolle, Do, Si, che possono essere colte soltanto da chi è capace di 'ascoltare segretamente' (scrive Schumann). Il clima è quello di un'avventura carnascialesca con il trionfo dell'arte sui filistei dell'arte (i tradizionalisti), in una festosa serata al ritmo di valzer che alterna alle delicate figure di Chiarina (Clara, futura sua sposa) e di Chopin, quelle della servetta Colombina e del suo padrone Pantalone.
Ascoltiamo in successione i seguenti brani: Chiarina, Chopin, Estrella (Ernestine von Fricken), Reconnaissance, Pantalon et Colombine, Valse allemande, Paganini, nella esecuzione di Claudio Arrau. 

clicca e ASCOLTA




Liederkreis op.24 (1840) su testo di Heinrich Heine (1757-1856)
Per snellire il programma, alterniamo gli ascolti pianistici con i 'Lieder' (Canzoni o Romanze), brani per voce accompagnata dal pianoforte. Il 1840 è l'anno in cui Robert sposa Clara che aveva desiderato per anni (il matrimonio era stato impedito dal padre di lei, Friedrich Wieck). I Lieder sono propri alla 'Sehnsucht' (struggimento) romantica: alla nostalgia del tempo passato, alla tensione verso una natura incontaminata e la sua corrispondenza con lo stato d'animo puro, proteso verso un'uguale incontaminazione del poeta, del musicista, dell'artista generalmente inteso e - alla fine - dell'uomo.
Nei suoi Lieder, Schumann realizza il sincretismo, l'osmosi più naturale tra parole e musica: la musica non serve ad abbellire le parole, ma è il mezzo espressivo delle parole stesse. Ascoltiamo il Lied 'Schöne Wiege meiner Leiden' (Bella culla delle mie sofferenze / bella tomba della mia pace / bella città, dobbiamo separarci, / addio, ti dico // ... E con le membra stanche e affaticate / proseguo con il mio bastone da viandante, / finché poso il mio capo stanco / lontano, in una fresca tomba. // ) nella esecuzione del tenore Peter Schreier accompagnato al pianoforte da Norman Schelter.
clicca e ASCOLTA



Frauenliebe und Leben op.42 (1840) su testo di Adalbert von Chamisso (1781-1838)
Per tutto il 1840 e parte del 1841 Schumann scrive almeno un Lied al giorno. 
Nel leggere il testo di 'Frauenliebe' rimaniamo sgomenti nel constatare quanto naturale fosse, allora, la sottomissione della donna all'uomo. Ma ovviamente ci rendiamo conto della realtà esistenziale del primo '800 e sappiamo che, non molti anni più tardi, Flaubert e Ibsen la incrineranno dando dignità e coscienza alla donna con la pubblicazione di 'Madame Bovary' e 'Casa di bambola'.
La musica di Schumann evidenzia lo stato d'animo di colei che dona il suo amore con tutta l'energia spirituale e fisica propria di chi è innamorato, maschio o femmina che sia, acquistando, così, carattere universale.
Il Lied "Nun hast du mir den ersten Schmerz getan" chiude il ciclo con un ruolo determinante del pianoforte che, qui, non è soltanto un mezzo di accompagnamento, ma assume il ruolo di concludere, da solo e tragicamente, il Lied. Il testo dice:
Ora mi hai dato il primo dolore / che ha colpito duramente, / tu, sposo duro e senza pietà / dormi il sonno della morte. // Abbandonata, fisso innanzi a me: / il mondo è vuoto. / Ho amato e vissuto, / ora non vivo più. // Mi ritiro silenziosa in me stessa, / il velo cade; / qui io ho te e la mia perduta felicità: / tu, mio mondo.
Ascoltiamolo nella esecuzione del soprano Shirley Verret, accompagnata al pianoforte da Warren Wilson.


clicca e ASCOLTA



Studi sinfonici op.13 (1834)

Schumann elabora gli Studi in forma di Variazione (vedi spiegazione in 'Variazioni ABEGG') su un tema del barone von Fricken, padre di Ernestine fidanzata di Robert (prima di conoscere Clara). Furono chiamati studi anziché variazioni, perché risultassero adatti agli studenti di pianoforte, ma li definì anche sinfonici per la loro capacità di suggerire norme sulla tecnica compositiva.
Ebbero una gestazione lunga e tormentata: iniziati nel 1834, lasciati e ripresi nel '35 e nel '37 e pubblicati soltanto nel 1852. E' un'opera di grande fascino e smarrimento: Schumann usa un ritmo quasi sempre 'puntato' (le note sono scritte con un puntino posto sotto ciascuna e vanno suonate staccate), e avanzante a singhiozzo causa le sincopi (il suono inizia sul tempo debole anziché su quello forte della battuta, provocando una sfasatura ritmica). C'è un tempo più rilassato nello 'Studio XI (variazione IX), l'ultimo eseguito da Pollini nel nostro Ascolta, ma la tensione emotiva è sempre altissima. Ed è rivelatrice della personalità già interiormente turbata dell'autore: del tutto coerente con la scissione romantica e in perfetta sintonia con la visione del mondo di Schumann, rivelata completamente da questa frase tratta dal suo diario: "Alt! Dunque qualcosa mi è proprio: il Nulla, il Nulla infinito. Infatti, non è forse il Nulla assai più illuminato del Tutto compreso nel Tutto?".
Ascoltiamo gli Studi VI,VII,VIII,IX,X,XI, nella esecuzione di Maurizio Pollini.
clicca e ASCOLTA






Phantasiestücke op.12 (1837)
Pezzi fantastici composti per una giovane pianista inglese, ed ispirati al fantasioso mondo di E.T.A. Hoffmann, in cui si alternano l'interiorità di Eusebio agli ardori di Florestano. I brani mostrano una coerenza costruttiva più ampia rispetto ai precedenti Papillons e Carnaval, coerenza capace di filtrare e passare dalla tipica interiorità romantica di 'Des Abends' (Di sera), all'insofferenza per la realtà di 'Warum?' (Perché?), alla visionarietà di 'Traumes Wirren' (Sogni inquieti), per concludere con la 'Erde vom Lied (Fine del canto), inizialmente a tempo di marcia e alla fine con pensosi, inquietanti accordi. 
Ascoltiamo i brani citati nella interpretazione di Jörg Demus.


clicca e ASCOLTA


Diechterliebe op.48 (1840) su testo di Heinrich Heine
Schumann raccolse i suoi Lieder in cicli, cercando di dar loro un significato: la scelta è fatta in modo di alludere ad una storia d'amore fatta di conquiste, estasi e disillusioni. Nel caso dei 'Diechterliebe' (Amor di poeta) optò per 16 delle 65 poesie della raccolta di Heinrich Heine. Ebbe un solo incontro con il poeta che era ritenuto scontroso e misantropo; ma fu colpito, invece, dalla sua affabilità. Ecco cosa disse di lui: "... sulle sue labbra c'era un sorriso amaro, ironico, ma un sorriso di superiorità sulle piccinerie della vita e un sarcasmo nei confronti degli uomini meschini; ma proprio quella satira amara, ... quel profondo rancore verso la vita ... rendeva attraente la sua conversazione".
Il pianoforte ha una parte espressiva determinante in tutti i Lieder di Schumann, in quanto non si limita ad un mero accompagnamento del canto, ma si integra ad esso in modo da evidenziare notevolmente il testo.
Ne ascolteremo, in successione, cinque iniziando dal primo che si intitola 'Im wunderschönen Monat May'  il cui testo è il seguente: ''Nel meraviglioso mese di maggio, / quando tutte le gemme sbocciano, / l'amore è nato / nel mio cuore. // Nel meraviglioso mese di maggio, / quando tutti gli uccelli cantano / io le ho confessato / il mio ardente desiderio, / il mio struggimento'. Inizia il pianoforte con un dolcissimo motivo ascendente e arpeggiato (le note vengono toccate una dopo l'altra [non contemporaneamente come negli accordi] in modo molto legato), che introduce il canto pregno della felicità che la natura sa dare nel mese di maggio, ma al tempo stesso velato da un'ombra di malinconia che è dovuta allo struggimento - ossia alla 'Sehnsucht' prettamente romantica - sentimento, questo, che domina l'intero Lied sino alla sua chiusura 'sospesa', non riposata sulla 'tonica' (se la tonalità è Do maggiore, o minore, la tonica è il Do)ma lasciata inconclusa dall'ultima nota del pianoforte.  Il secondo Lied che propongo all'ascolto è il VII° della raccolta e si intitola 'Ich grolle dich': Non ti serbo rancore, il mio cuore è trafitto. / Amore mio perduto, / non ti porto rancore. / Per quanto splenda tra lo scintillio dei diamanti, / nessun raggio proviene dalla notte del tuo cuore. / Lo so da tanto tempo. // Non ti serbo rancore ... E ho visto la serpe che rode il tuo cuore, / ho visto, amor mio, quanto sei infelice. / Non ti porto rancore //. 
Particolarmente presente in questo Lied è il topos romantico per eccellenza: la notte. Piuttosto drammatico musicalmente, il pianoforte ribatte degli accordi per sottolineare il canto di per sé già convulso e agitato nella prima strofa; più malinconico e sofferto nella seconda in cui l'innamorato nota che l'infelicità sta anche nel cuore dell'amata.
XII° Lied 'Am leuchtender Sommermorgen': In un luminoso mattino d'estate / gironzolo nel giardino. / Bisbigliano e parlano i fiori, / ma io cammino in silenzio. // I fiori bisbigliano e parlano / e mi guardano con compassione: / non essere in collera con nostra sorella, / pallido e triste giovine.// Il pianoforte ripete una semplice melodia, piuttosto legata (non staccata) perché riferita alla riposante natura che circonda il protagonista il cui canto è disteso, direi rassegnato.
XIII° Lied 'Ich hab' im Traum geweinet': Piansi sognando. /Sognavo che eri distesa nella tomba. / Mi risvegliai e le lacrime / scorrevano ancora sulle mie guance // Piansi sognando. / Sognavo che tu mi avevi lasciato. / Mi risvegliai e piansi ancora amaramente. // Piansi sognando. / Sognavo che tu mi amavi ancora. / Mi risvegliai e le mie lacrime / scorrevano a fiotti //. E' il Lied più drammatico del ciclo. E il dramma si intensifica musicalmente man mano che il testo si sdrammatizza. Alla terza ed ultima strofa, quando il protagonista sogna di essere ancora amato, il pianoforte aggiunge agli accordi ripetuti nelle strofe precedenti, degli altri accordi che prolungano l'amarezza e lo sconforto. L'illusione è più cruda della realtà e il canto - così triste per il suo andamento discendente - amplifica in un crescendo e si interrompe per lasciar concludere al pianoforte così come aveva iniziato, ma aggiungendovi una lunga pausa e due accordi distanziati da un'altra lunga pausa che accresce il vuoto pauroso. Il silenzio è più importante del suono, le pause sono più significative delle note.
Lied 'Hör ich da liedchen klingen': Quando sento la canzoncina / che un tempo cantavi, mia amata, / il mio petto è sul punto di scoppiare / trafitto da un violento dolore. // Un oscuro slancio mi spinge / a salire verso le alture della foresta / dove il mio smisurato dolore / sfocerà in pianto//. Introduce il pianoforte con un semplice motivo della mano sinistra, scandito da note staccate della destra. Il canto è nostalgico e dolce, perché ricorda la canzone che l'amata era solita cantare. Ma nella seconda strofa - quasi alla conclusione del Lied - è il pianoforte a drammatizzare il brano con un crescendo come l'accresciuto dolore dell'innamorato deluso.
Ascoltiamoli nell'esecuzione del baritono Dietrich Fischer-Dieskau.
clicca e ASCOLTA




Liederkreis op.39 (1840) su testo di Joseph von Eichendorff (1788 - 1857)
Scriveva E.T.A. Hoffmann, il teorico del romanticismo musicale: 'Talvolta il musicista ha la chiara consapevolezza di aver già pensato la melodia, senza rapporto con la parola; e ora, con la lettura della poesia, essa sgorga come ridestata da un colpo di bacchetta magica'. Sappiamo che nel 1840 Schumann compone almeno un Lied al giorno. Mette in musica anche alcune liriche di Joseph von Eichendorff che raggruppa nell'op.39 di cui ci stiamo occupando. Dei dodici Lieder della raccolta, propongo all'ascolto quello che - fra tutti - preferisco per il suo 'dispiegamento d'ali'.
V° del ciclo è il Lied 'Mondnacht' = Notte di luna, il cui testo è il seguente: "Era come se il cielo / in silenzio avesse baciato la terra, / ed essa nel fulgor dei fiori / dovesse sognare di lui soltanto. // L'aria spirava per i campi, / le spighe ondeggiavano leggere / i boschi mormoravano lievi, / la notte era stellata. // La mia anima spiegò / le sue ampie ali, / volò attraverso le terre silenziose, / come se volassero verso casa //. Una frase melodica è cantata cinque volte, preceduta da una introduzione pianistica fatta da arpeggi discendenti e note staccate. Poi accordi ribattuti a commentare reiteratamente la linea vocale. La ripetizione ostinata degli accordi crea un clima disteso di grande lirismo anziché di disperata malinconia, o addirittura di angoscia come solitamente vuole l'ossessiva ripetitività. Certamente il dispiegamento del volo dell'anima verso terre silenziose, non può non essere velato di malinconia: quella malinconia che comunque e dovunque è presente in Schumann, romantico per eccellenza.
Ascoltiamo 'Mondnacht' nell'esecuzione del tenore Joachim Duske, accompagnato al pianoforte da Christoph Hinz.
                                clicca e ASCOLTA




Fantasia op.17 (1839)
E' uno dei massimi capolavori della letteratura pianistica di tutti i tempi. La prima edizione porta sul frontespizio i seguenti versi di Friedrich Schlegel: 'Attraverso tutti i suoni, / nel variopinto sogno della terra, / se ne leva uno sommesso / per colui che ascolta in segreto'. Il suono viene rivelato a colui che ascolta in segreto, a colui che sa ascoltare. Nonostante si tratti di una 'Fantasia', quindi di una forma piuttosto libera, poco vincolata da norme compositive, il pezzo è strutturato in modo complesso, per nulla improvvisato, ma al tempo stesso rifiuta i codici della sonata classica (quella di Haydn, Mozart, Beethoven). La fantasia inizia 'ex abrupto', in modo travolgente e appassionato, di grande tensione, per sfociare in momenti più riposanti. Ma i momenti di tensione sono caratterizzati dall'ossessionante ritmo fatto di sincopazioni, di accentazioni e note puntate che sono inimitabili e ci fanno indubitabilmente riconoscere lo stile schumanniano. Ascoltiamo il I° movimento - Durchaus phantastisch und leidenschaftlich vorzutragen = assolutamente fantastico, condotto con appassionato fervore - nella esecuzione di Vladimir Horowitz.
clicca e ASCOLTA



Humoreske op.20 (1839)
Scrive Robert a Clara a proposito di questo brano: "Sono rimasto seduto al pianoforte per tutta la settimana e ho composto, scritto, riso e pianto insieme; troverai tutto ciò ben rispecchiato bella mia op.20, la 'grande' Humoreske". 
Il brano è piuttosto articolato, con delle parti intrise della tipica malinconia schumanniana (ascrivibili ad Eusebio), ed altre più fluide, leggiadre e salottiere (attribuibili a Florestano). Il titolo non deve indurci a pensare al 'sense of humor' moderno, ma  alla 'felice fusione di intimità e di spirito' e se lo si vuol capire bisogna ricorrere a Jean Paul - tanto presente nella cultura di Schumann - che accosta all'ironia, all'arguzia e all'umorismo i concetti classici dell'estetica quali la fantasia, l'mmaginazione, la creatività, il talento e il genio. 
'Humoreske' è un'opera strutturalmente piuttosto complessa e, perciò, poco frequentata dai concertisti che temono il rifiuto da parte degli ascoltatori. Ascolteremo il III movimento, «Einfach und Zart = semplice e delicato», fatto di struggente malinconia e l'«Intermezzo» estremamente virtuosistico che lo segue, senza soluzione di continuità, in totale contraddizione stilistica. 
Così è Schumann.

Vladimir Ashkenazy lo esegue al pianoforte.

clicca e ASCOLTA





Quartetto per pianoforte e archi op.47 (1842)
Schumann è sollecitato da Liszt ad allargare le sue attenzioni compositive superando il pianoforte per rivolgere l'interesse anche ad altri strumenti e generi:  Trio,  Quartetto, Sinfonia ed altro. Esaudisce l'invito, ma è incapace di allontanarsi totalmente dallo strumento a lui congeniale, scrivendo - oltre ai generi consigliati - gli stessi comprendenti anche il pianoforte. 
Essendo il nostro interesse rivolto esclusivamente a quello strumento, ricordiamo il Quintetto per piano e archi op.44 (che godette di tanto favore sin dal principio), ma soffermandoci sul corrispondente quartetto, poco 'aggressivo' e, perciò, meno proposto nelle sale da concerto. 
Consideriamo l'amabile, profondamente coinvolgente terzo movimento, 'andante cantabile'  in forma di variazione (abbiamo notato quanto è presente nelle opere di Schumann). Il tema cantabile ha un ampio respiro e viene ripetuto tre volte seppure variato da una triplice progressione (stessa tema spostato di un intervallo [spostamento di una nota - verso l'alto o il basso - sul piano melodico o su quello armonico]). Una brevissima introduzione di 'tutti', passa il discorso al violoncello che espone il delicatissimo, cantabile tema. La prima variazione è fatta dal violino, la seconda dalle sincopi (le accentazioni) del pianoforte, la terza - con cambio di tonalità e di metro (da 3/4 a 4/4) - da tutti in forma di corale (andamento lento, con testo percepibile come nei corali di Lutero). Con la quarta variazione si torna al 'tempo primo': il violoncello tace (il violoncellista accorda la corda grave di un tono sotto il normale: da Do a Si bemolle per prepararsi al 'pedale' finale) e lascia la voce alla viola. Quinta variazione: il tema torna al violoncello per poi chiudere con un grave 'pedale' (la stessa nota tenuta a lungo) che accompagna le note degli altri strumenti che concludono il III° movimento in 'staccato'.
Predisponiamoci ad un ascolto fortemente partecipato, grazie anche all'interpretazione di un quartetto poco conosciuto - ma di altissimo livello - perché proviene dal BCMF = Bridgehampton Chamber Music Festival, tenuto in un piccolo villaggio nei pressi di New York. 
Esecutori: Joyce Yang pianoforte, Amy Schwartz Moretti violino, Berth Guteman Chu viola, Carter Brey violoncello


clicca e ASCOLTA



L'otto dicembre 1844 Robert è colpito da un collasso psicosomatico. Lui e Clara  si concedono un periodo di riposo a Dresda, ma su consiglio del medico, non rientrano a Lipsia. Lavora e vive esclusivamente per la famiglia, ed è felice. Scrive: "Tempi meravigliosi. Felice colui che si trova bene tra le quattro pareti di casa, che ha davanti a sé carta da musica e vi pittura composizioni stupende".
Tra l'altro completa pure il:
Concerto per pianoforte e orchestra op. 54 (1845)
La composizione nasce nel 1841 come 'Fantasia' e nel 1845 viene ampliata in 'Concerto' con i classici tre movimenti, ma con un' impostazione molto innovativa. Il rapporto tra solista e orchestra è fortemente integrato: il pianoforte non si contrappone all'orchestra, ma è fuso armoniosamente in essa. Non c'è separazione nemmeno nella presentazione del tema che è uno solo e non due com'è nella prassi del Concerto, della Sonata o della Sinfonia.
Inizia il pianoforte solo con una serie di accordi in scala discendente, e l'oboe presenta il tema, subito ripreso dal piano con continui rimandi dal solista all'orchestra e viceversa, senza prevaricazione del pianoforte. Una musica che si sviluppa per darci uno dei concerti pianistici più belli del Romanticismo. Anche la 'cadenza' (la parte riservata al solista perché mostri tutte le sue capacità virtuosistiche) appare come un momento solistico integrato nel contesto, e non un pezzo di bravura. D'altronde lo stesso Schumann dice: "Mi rendo conto del fatto che non sono in grado di scrivere un concerto per virtuosi: devo pensare a qualcosa di differente". E veramente ha scritto qualcosa di nuovo!
Ascoltiamo il I°movimento - allegro affettuoso - con Jeno Jando al pf, accompagnato dalla Budapest Symphony orchestra diretta da Andras Ligeti. Il solista non è molto noto, ma supera tanti celebri nomi.
clicca e ASCOLTA




Nel 1850 la famiglia Schumann (Clara con i cinque figli [ne avranno sette]) si trasferisce a Düsseldorf dove Robert è stato nominato direttore stabile dell'orchestra locale. Ma la sua insicurezza nella direzione e l'incapacità di comunicare, lo rendono inviso ai cantanti e agli strumentisti. Nel 1852 lo stato di salute si aggrava: soffre di spasmi nervosi, di vertigini e di ipocondria. Il 14 dicembre è invitato a dimettersi dall'incarico. Rimarrà a Düsseldorf sino alla morte avvenuta nel manicomio di Endenich il 29 luglio 1856.

Geistervariationen op. postuma (Variazioni degli spiriti)
Schumann le scrisse nei giorni precedenti il tentato suicidio nel Reno, avvenuto nella notte tra il 17 e il 18 febbraio 1854. E' stato detto che furono la causa determinante il disperato gesto, compiuto mentre stava stendendo la quinta variazione sul dolcissimo  tema in mi bemolle maggiore, calmo ma contemporaneamente nevrotico. Le variazioni non mostrano la capacità di dominare il processo evolutivo del tema, qualità superlativa e precipua di Schumann le cui opere - l'abbiamo detto e ascoltato - sono spesso basate sulla 'variazione'.       Sconcertante è il fatto che Robert abbia riferito a Clara che lo stesso tema gli era stato suggerito dagli spiriti di Schubert e Mendelssohn che l'avevano visitato durante la notte. Da notare che Robert e Clara, sin dal 1853, praticavano lo spiritismo col tavolino a tre gambe.
Questi i presupposti della follia degli ultimi anni di Schumann, quella che lo ha portato al ricovero nell'ospedale psichiatrico di Endenich.
Le 'Geistervariationen' saranno pubblicate soltanto nel 1941.

 clicca e ASCOLTA


al pianoforte Jörg Demus 

Kreisleriana, Fantasien  op.16 (1838) 
Il nostro percorso dovrebbe chiudersi qui (Geistervariationen è un unicum scritto in preda alla follia)ma ho tralasciato volutamente il brano che ora propongo, perché è da me il più apprezzato ed amato fra tutte le opere - intendo veramente tutte - di Schumann: capace di sconvolgermi o rasserenarmi man mano che le otto Fantasie - gli otto movimenti - procedono (Molto animato - Molto intimo, non troppo presto - Molto agitato - Molto lento - Molto vivace - Molto lento - Molto veloce - Vivace gioioso). Schumann stesso era convinto di aver progredito nello stile pianistico caratterizzato da elementi in apparenza contrastanti: 'la mia musica mi pare ora tanto stranamente intrecciata in tutta la sua semplicità, così piena di eloquenza che viene dal cuore, e fa questo effetto a tutti coloro cui la faccio sentire".
Il titolo si rifà all'omonimo romanzo di E.T.A. Hoffmann, il cui protagonista, Johannes Kreisler, è uno strano maestro di cappella tormentato dalla sopportazione del prosaico vissuto quotidiano, e dalla sua aspirazione al mondo poetico e dell'amore. Significativo il fatto che Schumann abbia scelto l'immaginaria figura di Kreisler, visionario musicista che muore pazzo.
Scrive Robert a Clara: "Suona qualche volta i miei Kreisleriana! In alcuni pezzi c'è un amore veramente folle, e la tua vita e la mia e tanti dei tuoi sguardi ... Quando starai accanto a me siederò al pianoforte - ah, allora piangeremo tutti e due". I Kreisleriana riflettono gli stati d'animo dell'amore, della gioa e della sofferenza interiore.
Quando Clara suonò per la prima volta quest'opera, capì la genialità del futuro marito (si sposarono nel 1840). 
Se il pianoforte di Schumann è febbrile, fatto di frequenti note puntate (staccate) a preconizzare la sua latente schizofrenia, in Kreisleriana questo aspetto è sempre presente, ma con ruolo complementare. Qui prevale l'altra proprietà schumanniana: la straordinaria forza creativa, la dolce melodia che percorre tutta la tastiera del pianoforte, da destra a sinistra, in un vagare onirico che non oblitera il piacere di spaziare tra la spontaneità tipicamente romantica mostrata nella fervida passione che sta nella sua musica, variegata ma sempre capace di suscitare sublimate emozioni.
Ascoltiamo Kreisleriana nella esecuzione di G. Sokolov.

clicca e ASCOLTA


Termina qui il nostro percorso musicale all'interno dell'opera pianistica di Schumann. Ma l'emozione pervade ancora l'animo, e si rinnova nel ricordo di commozioni suscitate dalla sua musica. 
Dovunque c'è musica! In ogni forma d'arte, sebbene, spesso, acusticamente non percepita: pittura e scultura (figure o astrazioni suggeriscono motivi cantabili o dissonanti), teatro, architettura (definizione di Goethe: 'L'architettura è musica pietrificata'), cinema. E qui mi sovviene un film in cui la musica non è solamente la colonna sonora, ma il commento ad un evento significativo: il suicidio di un concertista di pianoforte. E prima di farlo suona la Variazione IX degli Studi sinfonici op.13 di Schumann (l'ultimo degli 'Studi' eseguito da Pollini e da voi ascoltato). La scelta è significativa: il suicida non suona Chopin, Brahms o altri compositori romantici, ma il più disturbato e disturbante di loro.
Il film si intitola 'Irene, Irene' , il regista è Peter Del Monte. Propongo soltanto alcune scene per conferire il giusto senso dovuto alla musica di Schumann e voluto dai curatori del film. 
Gli attori sono: Alain Cuni, Dieter Kopp e Sibilla Sedat. L'esecuzione al pianoforte è di Wilhelm Kempff.








"Uno strano bagliore appare nel cielo. Non so, però, se d'alba o di tramonto: fate che diventi Luce" (Schumann)